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Montesacro Valmelaina / Via Ottorino Gentiloni

L'abbraccio del Montesacro ai rifugiati, dopo un mese e mezzo andranno a Casilina

Ieri alcune realtà del territorio hanno voluto salutare i 25 eritrei ospiti da agosto al Nuovo Salario: "Qui ci siamo sentiti a casa". Il plauso delle istituzioni alla rete di accoglienza

Da Ponte Mammolo al Nuovo Salario in attesa di una sistemazione finalmente definitiva: 25 i profughi accolti per il mese di agosto e buona parte di settembre dal Municipio III nei locali di Farmacap che presto torneranno ad essere uno spazio baby volto anche a rispondere alle esigenze di quelle famiglie i cui figli non trovano posto nei nidi comunali. 

RETE DI SOLIDARIETA' - Qui, in via Ottorino Gentiloni, è bastata una pulizia approfondita; l'installazione di due docce e l'acquisto di letti e materassi per rendere questi spazi idonei e accoglienti. I cuscini invece - insieme ad altri suppellettili - sono arrivati dalla generosità dei privati che si è sommata sin da subito alla disponibilità e all'impegno della rete di cooperazione sociale del territorio. Non è mancato poi il fondamentale supporto dell'associazionismo, del commercio e delle parrocchie. 

VERA ACCOGLIENZA - "Un mese e mezzo di vera accoglienza. Da parte del Municipio sono state messe in gioco pochissime carte istituzionali: questo era un progetto a brevissimo termine che doveva costituire un'oasi di pace per delle persone arrivate da situazioni veramente molto difficili. Questi ragazzi sono stati con noi soltanto un mese e mezzo e, come ci eravamo impegnati a fare, li abbiamo ospitati con calore e affetto, coinvolti in attività di utilità sociale e sostenuti in un tempo delicato e di grande speranza" - ha commentato durante la "festa" di saluto l'Assessore al Sociale del Municipio III, Eleonora Di Maggio, ringraziando nello specifico le Parrocchie di S. Ugo, San Frumenzio e S.s. Redentore,  il Centro di Accoglienza Mamre, le Cooperative Sociali Spes contra Spem, Ambiente e Lavoro, Idea Prisma 82, Parsec, Il Brutto Anatroccolo, l’Arci Roma, le Acli, l’Associazione di Volontariato Protezione Civile e Solidarietà ”Roma 81 Futura”, l’Associazione Banco Alimentare Onlus, il Mercato di Via Conti, la Farmacap, l’Associazione Retake del Municipio III e Unicoop Tirreno di via Bettini.

Il Montesacro saluta i rifugiati

SFIDA VINTA - Di sfida vinta ha invece parlato il minisindaco Paolo Marchionne sottolineando l'impegno e la forza di un territorio "che risponde sempre bene e che non si tira indietro rispetto a scelte che sono necessarie e a volte, in un periodo come questo, anche imposte". 

"L'istituzione è riuscita rispetto a un fenomeno che spesso può divenire un punto di attrito e terreno di scontro politico a mettere da parte la politica utilizzandola al meglio - ha proseguito il Presidente - per tenere salda una rete territoriale che ha dato ospitalità e accoglienza poi ricambiate da piccole azioni di decoro urbano e manutenzione realizzate proprio insieme alle realtà esistenti".

VERSO L'INTEGRAZIONE - "Credo che questo territorio abbia dimostrato, grazie a una rete di persone per bene, di essere all'altezza della situazione nel senso che è stato chiaro che questa terra appartiene a chi la abita e a chi la vive. Spero - ha detto in via Gentiloni l'Assessore al Sociale di Roma Capitale, Francesca Danese - di riuscire ad avere i primi buoni casa e a far si che siano i loro. Non basta infatti preoccuparsi di accogliere con una coperta o un piatto di pasta, che sono fondamentali, ma dobbiamo andare di corsa verso una vera integrazione".

I RIFUGIATI - Tra gli ospiti è grande l'emozione nel salutare tutte quelle persone che in questi cinquanta giorni si sono occupate di loro: "Siamo in Italia da tanti anni, chi da 5 chi addirittura da 10, e qui - hanno detto alcuni dei rifugiati - ci siamo sentiti a casa".

Alcuni, i più giovani, sognano di studiare; altri di poter avere un lavoro e fare una vita normale e dignitosa: "E' l'Italia il Paese che mi ha accolto e in cui voglio stare. Sul mio futuro? Sono ottimista. Dopo tutto quello che abbiamo passato - dice uno di loro - non può essere altrimenti".

Dopo un mese e mezzo i 25 uomini eritrei lasciano così il Nuovo Salario per andare in una struttura a Casilina "un'altra periferia - ne sono convinti da Montesacro - che saprà dare accoglienza e farli sentire, proprio come accaduto qui, parte integrante del quartiere". 


 

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