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La Cesarina, da campo nomadi a insediamento abusivo tra rifiuti e calcinacci

Le strutture dismesse utilizzate come riparo da nomadi e indigenti. Sul futuro dell'ex villaggio braccio di ferro tra Campidoglio e Municipio

Montagne di scarti edili, cumuli di scatoloni e immondizia tra le strutture dismesse dell’ex campo nomadi de La Cesarina, nel Municipio III.

Un ‘villaggio della solidarietà’ più volte al centro delle cronache per le pessime condizioni di vita offerte agli ospiti: spazi angusti, servizi igienici insufficienti e quei distacchi di acqua ed energia elettrica che hanno generato sonore proteste da parte delle famiglie rom e delle associazioni che hanno parlato di “diritti rubati”.

Nel dicembre scorso il trasferimento dei 180 rom dalla Marcigliana alla struttura di via Visso con la promessa del Campidoglio di riqualificare il villaggio per renderlo più salubre e vivibile.

Da quel giorno il progressivo abbandono con l’ex campo nomadi a diventare una delle discariche abusive della zona e terra di conquista per indigenti e persone pronte a fare di quelle vecchie strutture in disuso la propria casa.

Così il ‘villaggio attrezzato’ è adesso un insediamento abusivo che sorge tra rifiuti e calcinacci, il tutto a due passi dalla Riserva Naturale.

La Cesarina, l'ex campo nomadi tra rifiuti e calcinacci

“Dalla temporanea chiusura del campo oggi l’area è in uno stato indecente. Questa è la sinistra che predica bene e razzola male. Scontentano i cittadini costretti a vivere nel letamaio quotidiano e si fanno belli predicando ‘il sociale’ per gli altri, nomadi e stranieri che però vivono in situazioni di estremo degrado continuando ad usufruire illegalmente di questa struttura” -  tuona Manuel Bartolomeo, conigliere del NCD a Piazza Sempione, in sopralluogo al civico 11 di via della Cesarina.

Ma il futuro del campo nomadi è più che mai incerto. Il Campidoglio vorrebbe rimetterlo a nuovo con una spesa che dovrebbe aggirarsi intorno ai 2 milioni di euro, il Municipio si è invece già espresso in maniera fortemente contraria: inutile riaprire l’ennesimo campo segregativo, meglio investire quei fondi per veri progetti di inclusione sociale oltre che per la tutela dell’ambiente e le necessarie bonifiche. Provvedimenti, questi ultimi, che alla luce dei fatti sembrano più che mai urgenti.

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